Analisi

Yohoo! E’ stata lunga la strada sin qui…
(Sì, ci sono ancora. No, non mi ero scordata del blog. Quest’anno, in generale, non ho avuto granché voglia. Ma piano piano riprendiamo.)
Seimila anni fa avevo tradotto un po’ di canzoni di Deemo, tra cui anche la bellissima 9.8 (sebbene la mie preferite siano piuttosto Utopiosphere e Post Script). Avevo anche proferito qualcosa tipo: “Ah, appena mi va faccio pure una simpatica analisi di 9.8, che sono sicura quei fiori specifici non siano stati messi lì solo perché carini”. Avevo pure fatto tutto un elenco di appuntini sui significati di quei fiori in particolare, bene, tutto pronto. E poi, il silenzio.
L’ho rimandato fino al 2020 perché sono pigra? Well, stavolta no; all’epoca avevo dovuto formattare il mio precedente computer e gli appunti di 9.8 erano fra quelle cose che, misteriosamente, non avevo salvato altrove.
Salvo poi scoprire qualche mese fa che, in effetti, da qualche parte le avevo salvate – ritrovamenti archeologici. E dunque, approfittando del fatto che ho appena giocato (per la trentesima volta) la magnifica versione integrale di Deemo su Nintendo Switch, finalmente… ogni promessa è debito. L’interpretazione di 9.8!

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Yohoo!
Ricordate l’articolo sul simbolismo di Silent Hill che feci all’incirca nel 1800? No? Eh, ci credo, due secoli sono un po’ lunghetti. Ma allora, riepilogando: tanto tempo fa, affermai di voler fare ANCHE l’enciclopedia dei mostri di Silent Hill, perché amo la simbologia fatta bene e c’erano camionate di cose da dire. Così, nel novembre 2017, iniziai il post.
Quasi lo conclusi.
E poi lì rimase.
Ma che importa (???), oggi l’ho finito.
Per cui, signore e signori, vi presento l’ABC dei Mostri di Silent Hill: ovvero cosa significavano quei mostri che, nelle fredde (?) notti del 1999, infestarono gli incubi di quei fortunelli che lo giocarono sulla prima playstation.

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Yohoo!
[Dato che la descrizione la tira per le lunghe, riassumo: se siete stanchi dei Triangoli Amorosi nelle storie o del malefico Tira e Molla, questo è il post che fa per voi. ]
Venghino signori venghino, nuovi spunti per tutti, spunti come se piovesse!
Bon, voi dovete capire che, ovviamente, nel nostro piccolo club degli scrittori disagiati (io, la mia coinquilina e le nostre amichette siamo tutte personcine che si divertono molto a buttar giù le avventure di gente strana) si parla spesso di storie. A volte per elogiarle, altre volte per lagnarsi… eh, già… soprattutto commentare le cose che -secondo noi- si potrebbero far molto meglio. Ecco, un argomento che ha sempre appassionato molto le mie filippiche sono i conflitti fra coppie, ovvero “come rendere il rapporto di coppia di due tizi più interessante perché non è che le cose non possano mai andare lisce, ma se volessi le cose lisce non starei a leggere ‘sto dannato libro”.
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Yohoo!
Dovete sapere che, sebbene ormai l’autunno sia iniziato da quasi due mesi – e manchi ben poco all’inverno, il mio cuore batte nell’estate (uh, che poesia…!) e dunque, col pensiero, a volte mi perdo ancora in quei giorni dorati. La mia è stata un’estate squisita per motivi vari, fra cui anche l’aver trovato qualche perla della narrativa, spaziando dai libri ai musical. So, perché non stilarne un puntualissimo elenco?

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“Si dice che, se aguzzi le orecchie, puoi sentire una strana melodia accompagnare ogni tuo passo.
Non ascoltarla per troppo. Ti farà paura.”
“… lo credi davvero?”

Yohoo!
… la mia idea, molto azzeccata, era di scrivere questo post gli ultimi giorni di Ottobre e postarlo per Halloween. Molto d’atmosfera, sapete. Avevo perfino preparato tutta la documentazione con largo anticipo!
… e poi boh, si è perso nella solita miriade delle cose da fare. Quindi d’accordo, non sarà un post halloweeniano, ma un post di Novembre: il mese dei morti. Direi che, comunque, restiamo in tema.
Perciò. Conoscete Lavandonia, no? Se siete qui, probabilissimo. Una delle più celebri leggende metropolitane su Pokémon, divenuta poi una vera e propria creepypasta. L’inquietante storia di una melodia maledetta che porterebbe gli ignari piccoli giocatori al suicidio, arricchitasi poi di altri pittoreschi dettagli quali zombie famelici e mano mozze vaganti. So, la grande domanda: cosa c’è di vero sulla Sindrome di Lavandonia?
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Ah, Silent Hill è uno dei ricordi più emozionanti della mia infanzia.
Come non ripensare, con dovizia di particolari, a tutte quelle notti – in orari tranquilli tranquilli, tipo le quattro – che ho passato appostata accanto al letto di mio zio. Chiusi nella sua camera. Al buio. Lui concentratissimo sul piccolo schermo del televisore, il joystick in mano. Mia madre lì accanto che gli leggeva le soluzioni da un giornale – perché sì, nella remota epoca del… quand’era, il 99?, ancora non c’erano i walkthrough su youtube, ma le soluzioni su rivista. Scritte a puntate, tra l’altro.
E io che scrutavo lo schermo con occhi sgranati. Sì, mi hanno traumatizzata a vita. E dire che mio zio non l’aveva mai neanche finito, il gioco. S’era perso nell’ospedale.
Secoli dopo, una volta diventata molto più skillata con i videogiochi – e, dopo anni di esperienze traumatiche, del tutto refrattaria all’horror (infatti gli horror ora per lo più mi causano ilarità compulsiva o incazzera bruciante) – una bella sera mi ero detta: ma alla fine non ho mai saputo come cacchiarola finisse Silent Hill. Sai che faccio, mi vedo un walkthrough.
*Intreccia dita* Ed è successo quel che non mi aspettavo. L’ho trovato figo. No, peggio: l’ho trovato fighissimo e soprattutto ben costruito, specie quando sono venuta a sapere di tutta la sconfinata simbologia che erano riusciti a ficcarci in un solo videogioco.
Poi ho avuto la bellissima idea di vedermi anche Silent Hill 2, e lì è stata seriamente la fine.
Da allora sognavo di scrivere una bella analisi e fare una riassuntino carino carino di tutto quanto di simbolico o presunto tale vi fosse in Silent Hill. Ebbene, cari amici, quel giorno è oggi. (?)

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Yohoo!
Ora, a me Atlantis – L’impero perduto è sempre piaciuto moltissimo. Sarà che era uno dei film preferiti di mio fratello e avevamo la videocassetta – il che implica averlo rivisto quei due, tre milioni di volte che ti portano a ricordare a memoria ogni_singolo_frame e sussurrare le battute in anticipo, sarà che lo guardavo nel magico (?) periodo della preadolescenza dove cominciamo a forgiare i nostri gusti e quant’altro. Sarà che per l’epoca era un film Disney abbastanza innovativo.
Sta di fatto tutti e tre i milioni di volte l’ho rivisto volentieri, ne conservavo un buon ricordo e mi sono sempre chiesta com’è che non fosse più popolare.
Well, l’ho rivisto da poco – probabilmente l’ultima volta era stata prima che ci si guastasse il videoregistratore, ovvero circa dieci anni fa – e no, non mi ero mai presa la briga di cercarlo in streaming – e l’ho esaminato con occhio un pelino meno incantato e un pelino più critico.
… à__à
Now, continuerò ad averne un buon ricordo, ma in effetti ci sono dei difettucci a cui non avevo mai prestato troppa attenzione.
Quindi, una piccola disamina su Atlantis – L’impero perduto: quei difetti risparmiabilissimi che un po’ lo sciupano, ma anche quei pregi che comunque lo mantengono nell’ambito del film più che buono.
In ordine decrescente perché mi va. (?)
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Yohoo!
Okay, non avevo mai specificato ogni quanto avrei aggiornato il blog. *Anche se magari la prossima volta cerchiamo di metterci meno di cinque mesi.*
Leggermente riorganizzato, la grafica è più piacevole, Tremotino qui accanto ci dà la sua benedizione e siamo pronti a ripartire!
Dato che avevo una voglia matta di tornare alle mie analisi/sproloqui, non credo ci fosse scusa migliore per mettermi a chiacchierare di un rhythm game che mi ha colpita un saaacco: Deemo.
Deemo è un gioco di musica. La storia, in generale, alla fine risulta relativamente chiara; giusto alcune sfumature rimangono cifrate nelle note, nei versi e nelle immagini. Non soffermarsi ad analizzarle ci lascerebbe con solo il… guscio della storia e non l’essenza, perciò, se volete approfondire sui richiami e le simbologie che sono state ficcate nelle canzoni di Deemo, accomodatevi.
La portata di oggi è una delle mie canzoni preferite del gioco intero, nonché una delle più suggestive: Utopiosphere.

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