Yohoo!
Sì, è da un pochino che non pubblico, ma vi assicuro che per le mie tempistiche qui si rasenta la puntualità assoluta. (Oh oh oh)
Stavolta sono tornata con una cosa che sognavo di fare da secoli e secoli, e finalmente ora è qui: un elenco bello, dettagliato e con tante argomentazioni delle miglior opere mai concepite su Peter Pan. Sì, i migliori film/libri/robe tratti dai libri, o che ci sono anche solo ispirati.
Tutto provato da me medesima, così siete sicuri che non millanto. (?).


* Peter Pan (2003, Hogan)

La primissima – messa in questa posizione non a caso – opera che vi consiglio è il favoloso film del 2003. Questa, ragazzi miei, è tutt’ora la riduzione cinematografica più fedele in assoluto al… libro/recita/tutto il materiale originale targato J.M. Barrie.
Se volete conoscere la vera storia di Peter Pan in giusto un paio d’ore, accompagnati da splendide musiche e colori vibranti, here you go!
… Ceeerto, non dico che il film sia fedele al 100%. Ci sono state, com’è ovvio, alcune modifiche e alcuni piccoli tagli. Tuttavia:
1. Le modifiche erano sempre legittime e ben integrate col resto.
Example: tutta la scena al Castello nero e il salvataggio di John, Michael e Giglio Tigrato.
Nel libro non c’è alcun castello, ma solo un grosso scoglio, e l’unica persona da salvare è Giglio Tigrato.
Ma: il Castello nero è semi-inabissato, infatti tutta la battaglia fra i pirati e i Bimbi Sperduti si svolge in acqua, mentre la scena finale dello scontro fra Peter e Uncino li vuole proprio in piedi su un grosso scoglio. <3 C’è tutto il gioco delle imitazioni di Peter, la dinamica della loro lotta è uguale, e soprattutto ci sono tutte le battute del libro – come l’epica citazione “Morire può essere una grandiosa avventura“. E come nel libro, Peter viene salvato dall’arrivo del coccodrillo.
In sostanza, la meccanica è la stessa.
Forse avranno cambiato lo scenario, ma l’essenza della scena rimane – e, anzi, è stata anche ben resa (il momento in cui Uncino sta per dare l’ultimo colpo è abbastanza inquietante, con Peter che sorride sotto).
2. Le aggiunte sono comprensibilissime o, comunque, non recano danno.
Example: il personaggio della zia Millicent nell’originale non esiste, tuttavia visto il modo in cui è inserita all’inizio ci sta bene (il padre, dopo un disastro di Wendy, vuole usarla come educatrice (?)) e, nell’economia generale della storia, prende il posto di Liza, la domestica che nel film non hanno potuto inserire per ovvi motivi (Sia perché nel libro è una bambina, sia perché essendo una domestica avrebbe avuto meno libertà di movimento nelle prime scene). E così come Liza nella recita, alla fine di tutto è lei ad adottare Volpuccio – dicendo la stessa frase, tra l’altro.
Per il resto ci sono scene che sono state riprese pari-pari dall’originale, i dialoghi fedelissimi, le ambientazioni ricostruite con spaventosa cura (e finalmente ho capito cosa devo immaginarmi per le entrate scavate negli alberi). Rileggendo il copione originale della recita, poi, mi sono resa conto che il regista ha pure strafatto: ha inserito perfino qualche commentino che era solo in narrazione (“Per me questo è il tuo ‘facciamo finta’ più grande“) o dei riferimenti al finale della recita, quando Wendy è tornata sull’Isola l’anno dopo – cosa sui cui, invece, si sorvola nel libro.
Poi sì, i piccoli attori sono stati bravissimi, le OST rimarranno leggenda e visivamente parlando – fra colori brillanti, stelle riflesse sull’acqua, palle di fuoco, nuvole gommose e un cielo sospeso in un perenne tramonto – hanno ricreato tutte quelle bellissime immagini che il libro può evocare.
Poi ok, in futuro ci farò un post per spiegare tutte le effettive differenze e non. Intanto, un film davvero meritevole e, se posso dirlo, ce n’era davvero bisogno.

peter pan 2003 cover
Peter Pan

* Hook – Capitan Uncino (1991, Spielberg)

Qui entriamo nel merito delle AU. La premessa di questo film è: che sarebbe successo se Peter – un Peter con una storia un po’ diversa – si fosse innamorato della nipote di Wendy, Margaret, al punto da rimanere lì con lei e crescere? E se crescendo anche lui avesse dimenticato?
Quindi il film ci presenta proprio quello scenario impossibile: il protagonista è un Peter Pan adulto, un banchiere noioso&annoiato con moglie e figli. Peter che, in pratica, è diventato tutto ciò che ha sempre odiato di più – un adulto cieco alla meraviglia, che non si cura dei suoi figli e si ammazza di lavoro per… boh, qualcosa.
Ovviamente, la cose cominciano a cambiare quando si ripresenta il vecchio nemico, Uncino, che rapisce i suoi figli pur di avere una rivincita sull’odiato rivale… e Trilly torna alla sua finestra.
Pur partendo da un’idea che se avessi solo letto così mi avrebbe fatto un po’ accapponare la pelle, a rivedere questo film devo dire che l’ho apprezzato alquanto. A parte che Peter è interpretato da Robin Williams quindi sono un poco di parte (che sarai sempre il mio attore preferito), ma il film è davvero divertente (complice anche una sfilza di battute very british e di giochi di parole idioti che potrebbero schiacciare sul posto i meno corag- avvezzi) e tutto il viaggio di Peter per riscoprire se stesso è plausibile e per niente affrettato – e lo dico io che odio quando viene usata la regressione psicologica. Ma non ritorna lo stesso, ritrova solo nuovo equilibrio.
10 punti, poi, per essere l/unico film che ha mostrato come funzionassero i banchetti immaginari di Peter e dei Bimbi Sperduti.
Ho apprezzato molto anche come la sottile simbologia qui e là – la maniglia nella camera dei bambini è a forma di uncino, il cassetto pieno di orologi rotti… e su tutti, il finale col coccodrillo. Non spoilero, ma è abbastanza epico (nonché inquietante).

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Hook – Capitan Uncino

* Neverland – Un sogno per la vita (2004, Forster)

Qui non parliamo esattamente di film su Peter Pan ma ci è strettamente correllato: Neverland è un film biografico sulla vita di Barrie, specialmente nel periodo in cui ha concepito e dato vita alla recita Peter Pan o il ragazzo che non voleva crescere. Quel momento in cui ha incontrato i cinque piccoli Davies e la loro madre.
Al contrario dei precedenti, è un film dai toni molto più pacati: le atmosfere tranquille della grigia Londra di inizio Novecento, colori scuri, se non ricordo male perfino i personaggi parlano a bassa voce per la prima mezz’ora! Delicato, ecco, questa è la definizione appropriata. Dopo la sua delicatezza ci viene mostrata in altri modi, dopo: la dolcezza di Sylvia, la madre dei ragazzi – una donna deliziosa, ma di salute molto cagionevole; l’innocenza dei loro giochi da bambini con recite, inseguimenti e scherzi nei Giardini di Kensington; il sottile legame costruito a fatica fra Barrie e il più riottoso dei Davies, Peter – sì, proprio lui era il più restio.
Il film ha fatto un ottimo lavoro nel mostrare Barrie come un… cosa, genio visionario? Io direi solo persona estremamente fantasiosa, con la realtà che ogni tanto cambia e ci mostra come appare ai suoi occhi.
Anche qui giù di simbolismo a palla sul finale.
L’unica cosa che non mi ha del tutto convinta è che, nelle pochissime scenette durante le prove, gli attori sembrino considerare Barrie completamente fuori di testa – laddove mi risulta invece fossero tutti abbastanza entusiasti, o almeno questa era l’impressione che avevo avuto leggendo certi resoconti. Mah. A parte questo, il film dovebbe essere piuttosto fedele; le modifiche principali sono state solo mettere quattro bambini anziché cinque e condensare in due anni gli avvenimenti che si sono svolti in circa dieci. Ma capisco che altrimenti non si finiva più. x°

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Neverland – Un sogno per la vita

* Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è (2015. Wright)

E per concludere con i film, questa è un’altra delle opere semplicemente ispirate a Peter Pan e non AU/What if.
Il bambino si chiama effettivamente Pan, ma qui abbiamo tutta un’altra versione della storia: la madre che lascia il figlioletto all’orfanotrofio per cause di forza maggiore, suore corrotte che svendono i bambini ai pirati… Uncino fra i buoni, non solo, Uncino è proprio il comprimario, colui che aiuta Peter ad arrivare tutto intero sino a fine film!
Il film è prevalentemente fatto per essere bello da vedere; c’è tantissima azione, battute nei momenti giusti, citazioni a raffica (basti pensare che Uncino è vestito da Indiana Jones) e anacronismi random (i pirati cantano una canzone dei Nirvana x°). Dimenticatevi pure tutto il profondo simbolismo di cui l’originale, e le opere da esso derivate, sono intrise. Qui tutto è esattamente come lo si vede.
E’ anche un film dai colori molto accesi (una volta arrivati sull’Isola) e grafica ed effetti speciali sono mooolto piacevoli allo sguardo.
Tuttavia, la trama è alquanto lineare, non troppo originale, e il finale è abbastanza fiacchino. Che se ti posso passare la trama semplice in un film che VUOLE essere semplice, il finale che lascia profonde incognite – tipo che Uncino a fine film è ancora buono, quindi che è successo per farli diventare nemici poi? – è un po’ meno perdonabile.
A parte questo, però, in generale l’ho apprezzato; oltre al fatto che scorre che è una meraviglia, c’è una cosa in particolare che mi è piaciuta molto…
Questo film è pieno di citazioni, come dicevo, che fossero dette o visive. Abbiamo Indiana Jones, i Nirvana, abbiamo pure i dinosauri. Il viaggio fino all’Isola è una roba tutta psichedelica in cui si ha davvero l’impressione di attraversare le barriere fra le dimensioni. E anche se tutta questa roba nell’originale non c’era, e anche se nell’originale l’Isola che non c’è è una normale (per quanto puù esserlo) isola che si raggiunge con un lunghissimo viaggio per mare, questo a me è piaciuto. Perché? Perché l’Isola che non c’è è l’isola che incarna la fantasia di tutti i bambini; trovarci, perciò, avventurieri misti a dinosauri, navi volanti e canzoni anni ’90, il tutto illustrato con colori accesi… beh, mi sembra perfettamente normale e coerente, in questo caso. Come un sogno particolarmente vivido. Una interpretazione nuova, ma del tutto sensata!
Tra l’altro qui e là ci sono anche riferimenti effettivi ai libri, tipo che ad un certo punto attraversano un fiume usando un enorme nido come imbarcazione. Era la prima volta che vedevo animata una cosa tratta dai Giardini di Kensington, mi sono quasi commossa!

Pan cover
Pan – Viaggio sull’Isola che non c’è

* Pan (2008, Francesco Dimitri + Marsilio Editori)

Facendo un salto dalla carta stampata. Questo è un libro molto, molto interessante…
… anche se lo consiglierei per la lettura dai sedici anni in su, ecco. x°
In questa storia non troviamo Peter ma, appunto, il dio greco Pan – dio della campagna, strettamente legato alla paura e dedito ai piaceri terreni – con una storia che ha… tanta meraviglia. Per farla breve, potrei dire che è lo scontro tra Passione e Vuoto. Una storia su Peter Pan dove la sua favola è appunto solo una favola (“è tutto solo un facciamo finta?”) e si vengono a scontrare forze antiche e molto casinare. Il tutto ambientato in quel di Roma!
L’autore ha voluto giocare e lavorare sui simbolismi pagani presenti nell’opera ma che erano rimasti appena accennati, su tutti quei lati un po’ più inquietanti e nascosti – quelli che la rendono ancora più eccitante.
Con un cast di personaggi ispirati agli originali (a parte i palesissimi veri protagonisti della vicenda – ovvero Michele, Giovanni e Angela/Meravigliosa Wendy, è molto divertente giocare alla lotteria per sgamare tutti i Bimbi Sperduti primigeni o i pirati più celebri), ma sarebbero tutti amabilissimi di per loro!
Potrei aggiungere poi che l’autore unisce al tutto uno stile molto incisivo, commenti del narratore spesso impietosi (così come fece Barrie prima di lui), un sistema magico solido e funzionale e tanta Wicca, ma a ‘sto punto fate prima a leggervelo. <3
Una storia ispirata a Peter Pan da parte di qualcuno che ha voluto esplorarne gli aspetti più cupi, per uscirsene con qualcosa di nuovo e, devo dire, figo. Probabilmente una delle cose ispirate migliori che mi siano capitate davanti.

pan francesco dimitri copertina
Pan

* Kazoku F no Portrait (Il ritratto del Pirata F) – (2015, Hitoshizuku-p)
[Originale | Traduzione italiana]

Peeeer variare un pochino vi porto un’opera di tutt’altro genere, breve ma assolutamente ammirevole! Il ritratto del Pirata F è una canzone giapponese composta dalla producer Hitoshizuku; a cantarla sono cinque Vocaloid, ovvero dei sintetizzatori vocali (so che chi non li conosce storcerà il naso, ma vi assicuro che possono riservarvi meraviglie).
La canzone fa parte di tutta una piccola saga di Hitoshizuku dedicata a favole e leggende, ed è la canzone portante del suo album If the world 2.
Hitoshizuku ama reinterpretare in modo tutto suo le storielle che racconta, e così… anche per Peter Pan, ci porta una nuova versione piuttosto interessante. “Peter Pan” e il “Capitan Uncino” non sono delle vere e proprie persone, ma soltanto dei ruoli; sull’Isola c’è sempre un Capitano Uncino, e un nuovo Peter Pan viene condotto lì per sconfiggerlo quando è necessario… ma cosa succede a Peter quando Uncino è stato battuto? <3 (Se ci deve sempre essere un Capitano Uncino sull’Isola…)
Perdonatemi per essere così adulto!
In teoria ci dovrebbe essere una seconda canzone per parlare anche del rapporto fra Peter e Wendy e, forse, svelare il mistero del primo Capitano. Aspetto con ansia. ewe
Quattro minuti molto ben investiti, se consideriamo poi che le illustrazioni del video sono della bravissima Suzunosuke!

if the world 2 cover
Il Ritratto del Pirata F

Per il momento, queste sono le opere più meritevoli su/ispirate a Peter Pan che ho testato di persona. Mi starei puntando anche due libri scritti dal signor Peter Von Brown, famoso per essere fedelissimo a Barrie e agli appunti da lui lasciati, e il libro La vera storia di Capitan Uncino di un altro signore italiano, ovvero Pierdomenico Baccalario. Quando li avrò letti – l’ultimo lo possiedo già, ma devo recuperarlo che non è casa mia – farò un seguito di questo post. D’altronde, ci tengo molto a spandere in giro per il mondo l’amore per Peter Pan. <3
Vi saluto.
Bye!