Citazioni

Yohoo!
Dovete sapere che, sebbene ormai l’autunno sia iniziato da quasi due mesi – e manchi ben poco all’inverno, il mio cuore batte nell’estate (uh, che poesia…!) e dunque, col pensiero, a volte mi perdo ancora in quei giorni dorati. La mia è stata un’estate squisita per motivi vari, fra cui anche l’aver trovato qualche perla della narrativa, spaziando dai libri ai musical. So, perché non stilarne un puntualissimo elenco?

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Il titolo di questo post dice tutto. Io amo il lieto fine.
Ci sono tante cose che, nel variopinto mondo della narrativa, possono suscitare in me diverse reazioni violente – reazioni che variano dall’alzare gli occhi al soffitto, al sospirare rassegnata, al notare che mi sono appena cadute le braccia. – ma credo che una e una soltanto possa occupare il posto sul podio.
Quando sto leggendo un commento, una recensione, un rant, laqualunque, e ci trovo il fatidico “Non è male, ma non mi è piaciuto perché finiva bene.” o “Sarebbe stato meglio con un finale più triste” o “Il finale era troppo melenso; sarebbe stato meglio se Protagonista o Coprotagonista o ChiPerLui fosse morto.”
Ora, prego, immaginatemi mentre intreccio le dita, chino appena la schiena in avanti, poggio il mento sulle mani e sto a scrutarvi con uno sguardo fisso e un po’ spiritato.
Sì: il mio peggiore incubo nel mondo della narrativa sono le persone che odiano il lieto fine. Ma prima, lasciate un attimo che vi spieghi.
Dunque, se a voi non piace il lieto fine MA la riconoscete come una questione di gusti personali. a me sta benissimo. Non condivido, ma accetto. Se dite che voi avreste preferito un finale più cupo, a posto. A me piace il succo di frutta mela banana, a voi alla pera. Okay. Nessun problema.
Quello che mi fa prudere le mani è quando la questione “lieto fine” viene vista come un oggettivo difetto; come se bastasse dire “questa storia finisce bene” perché, nella mente di alcuni bizzarri individui, diventi automaticamente una storia da cestinare. Così, senza mano sapere in cosa consiste il lieto fine. Ora, davvero: perché.
Perciò, ecco, è di questo che vorrei parlare oggi.

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