Penso che su questo blog, di tanto in tanto, narrerò anche qualche aneddoto della mia vita personale. (Balle, voglio solo sfogarmi.)
Dovete sapere che mi sono trasferita a Viterbo qualche mese fa e, dato che gli unici sofisticati mezzi a mia disposizione erano un trolley da dovermi scarrozzare in nave e poi per mezzo Lazio, ho dovuto abbandonare i miei piccoli adorati libri.
Trecento libri, suppergiù, più una quantità inquietante di manga e fumetti.
Orbene, per Natale ho ben pensato di concedere la mia presenza ai miei familiari – così avrei potuto inguattarmi un paio di libriciuoli, ah!

… Come faccio a scegliere
Sono così tanti
Così belli
Il dizionario dei giocattoli neanche ricordavo di averlo
La raccolta di Earthsea ancora non l’ho aperta
Come faccio a lasciare qui Pratchett TARTARUGHE DIVINE NON L’HO ANCORA LETTOOOOOO

[^ Avete appena assistito ad uno sfogo.
Ad ogni modo, non è ancora detto non levi i vestiti e le scarpe per ficcarci un volume in più. (A volte mi chiedo perché la vita sia così complicata.)]

 

 

{Image: Kaitan}

Yohoo!
Okay, non avevo mai specificato ogni quanto avrei aggiornato il blog. *Anche se magari la prossima volta cerchiamo di metterci meno di cinque mesi.*
Leggermente riorganizzato, la grafica è più piacevole, Tremotino qui accanto ci dà la sua benedizione e siamo pronti a ripartire!
Dato che avevo una voglia matta di tornare alle mie analisi/sproloqui, non credo ci fosse scusa migliore per mettermi a chiacchierare di un rhythm game che mi ha colpita un saaacco: Deemo.
Deemo è un gioco di musica. La storia, in generale, alla fine risulta relativamente chiara; giusto alcune sfumature rimangono cifrate nelle note, nei versi e nelle immagini. Non soffermarsi ad analizzarle ci lascerebbe con solo il… guscio della storia e non l’essenza, perciò, se volete approfondire sui richiami e le simbologie che sono state ficcate nelle canzoni di Deemo, accomodatevi.
La portata di oggi è una delle mie canzoni preferite del gioco intero, nonché una delle più suggestive: Utopiosphere.

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Yohoo!
Orbene, siamo al primo post! Con questo voglio inaugurare nel migliore dei modi il mio duecentocinquantesimo blog (… no, è meglio non approfondire, credetemi) che, sapete, sognavo da secoli di aprire uno stilosissimo lit-blog. Sì, l’ho fatto con wordpress giusto per dargli un’aria più professionale, e che altro sennò. Anche se noi parleremo di narrativa di tutti i tipi e non solo letteratura, ma tant’è. La grafica è uscita bene, comunque.
Dicevamo? Ah, giusto, inaugurare in grande stile.
Cos’altro avrei potuto scegliere se non un articoletto sul mio libro preferito di sempre, ovvero Peter e Wendy?
Peter Pan o il ragazzo che non voleva crescere + Peter e Wendy (e Peter Pan nei giardini di Kensington). Recita teatrale e libri creati da J.M. Barrie quasi cent’anni fa; hanno ispirato una miriade di riduzioni cinematrografiche, canzoni, libriciuoli ispirati, eccetera eccetera. Uno dei più famosi è, senza dubbio, il film Disney a tema.
Ecco, appunto. Fantasticavo da tempo di esplicare con precisione quali fossero i problemi del film Disney su Peter Pan, cosa si fossero scordati e quante altre belle cosine c’erano nell’originale. Dunque ecco un confronto fra libro e film!
Lungo che sono logorroica – nonché fangirl di Peter, ma questo è irrilevante.

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La pietra scolpita – Il libro del tempo

[Libro time travel] [Onestamente non saprei se definirlo fantasy]

☆ ☆ ☆

“[…] Se riuscirà a far risplendere i sei raggi, il suo cuore sarà la chiave del tempo. Conoscerà quindi il calore immortale.”

Yoh!
Con queste frasi, a mio parere, ultrafAighe (no, non sta parlando del cosiddetto lovvoh – nel caso vi sia venuto l’atroce sospetto – ma di una macchina del tempo. A forma di distributore di noccioline preistorico. No, non sto scherzando.) apro ufficialmente la mia seconda recensione al simpatico libro La pietra scolpita!
Il cui nome originale, contro ogni previsione, è “La pierre sculptée”. Ovvero, è stato tradotto degnamente. Quando capitano di queste cose, mi sento felice.
E dunque! Il libro in questione pare sia praticamente misconosciuto. D’accordo, non è che l’Italia sia esattamente la “patria del fantasy”, ma questo libro è misconosciuto pure nella SUA, di patria… X°D
Mi sono fatta, quindi, punto d’onore del recensire benone questa magnifica trilogia per rendere tutti partecipi del suo Incanto!
E allora, hajime!

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Detectives da Favola – The sisters Grimm

[Libro urban fantasy] [Favole & fiabe]

☆ ☆ ☆

Yoh!
E come non accadeva più da qualche tempo, mi sono ritrovata fra le mani un libro sognante.
Walter Moers definì “libri sognanti” quei libri che dormono, sui loro scaffaletti dimenticati, muffiti e abbandonati, e sognano… sognano di dita curiose che li sfoglieranno di nuovo, un giorno. Di occhi che leggeranno quelle righe e lasceranno che la storia cominci un’altra volta. Ecco cosa sono i libri sognanti.
Suvvia, toglietevi quelle facce da “WTF?”, m’è venuta un’intro strepitosamente onirica *^*. – Sulle note di Fairy Dance, una delle ost (di Peter Pan) più toccanti che io abbia mai…
La definizione libri sognanti è del signor Moers, me ne approprio tranquillamente che tanto lui è più contento così!
E quindi benvenuti, signore e signori miei, ho deciso di cominciare a recensire approfonditamente ogni libro da me letto! *Su, su, voglio applausi scroscianti!*
Questo perché, con le poche cose che ho da fare, non so proprio come passare il tempo… *LOL.*
Yesterday – oddio, l’ho letto nell’arco fra le due di notte e le due di pomeriggio con una decina di ore di sonno in mezzo, fate un po’ voi. – ho letto il libriciuolo The Sisters Grimm: Detectives da favola e, sì, è di questo che parleremo.

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