La pietra scolpita – Il libro del tempo

[Libro time travel] [Onestamente non saprei se definirlo fantasy]

☆ ☆ ☆

“[…] Se riuscirà a far risplendere i sei raggi, il suo cuore sarà la chiave del tempo. Conoscerà quindi il calore immortale.”

Yoh!
Con queste frasi, a mio parere, ultrafAighe (no, non sta parlando del cosiddetto lovvoh – nel caso vi sia venuto l’atroce sospetto – ma di una macchina del tempo. A forma di distributore di noccioline preistorico. No, non sto scherzando.) apro ufficialmente la mia seconda recensione al simpatico libro La pietra scolpita!
Il cui nome originale, contro ogni previsione, è “La pierre sculptée”. Ovvero, è stato tradotto degnamente. Quando capitano di queste cose, mi sento felice.
E dunque! Il libro in questione pare sia praticamente misconosciuto. D’accordo, non è che l’Italia sia esattamente la “patria del fantasy”, ma questo libro è misconosciuto pure nella SUA, di patria… X°D
Mi sono fatta, quindi, punto d’onore del recensire benone questa magnifica trilogia per rendere tutti partecipi del suo Incanto!
E allora, hajime!

Il riassunto sulla retrocopertina ci dice che…
Sono giorni che Sam non ha più notizie di suo padre e deve arrendersi all’evidenza: è semplicemente sparito. Nel cercare un indizio, trova prima un passaggio segreto, poi un vecchio libro rosso e infine una strana pietra con degli indecifrabili segni.
Cercando di scoprire cosa sia quell’oggetto, che a prima vista sembra un distributore di noccioline preistorico, Sam viene tutt’a un tratto proiettato… in un tempo lontano, su un’isoletta minacciata dai Vichinghi! Senza saperlo, Sam è partito per il più straordinario e pericoloso dei viaggi.

… Ennesima dimostrazione che “L’Uomo Che Scrive Le Quarte Di Copertina” il libro in argomento non l’ha mai visto nemmeno in fotografia o, forse, ne conosce solo un sistematico riassunto.
Ora. A) La pietra scolpita non presenta alcun indecifrabile segno, ma semplicemente l’incisione di un sole con sei raggi (e c’è pure il disegnino in copertina, Uomo Che […]!) istantaneamente identificata come tale da Sam (beh, difficile non capirlo X°D).
B) Sì, OK, viene spesso e volentieri chiamato “Sam” – anzi, praticamente sempre – e anche io stessa preferisco chiamarcelo, ma Sam è l’abbreviazione di Samuel – com’è scritto nel riassunto, sembra che si chiami Sam e basta…
C) A dare retta a queste quattro righe, pare che Sam affronterà duecento pagine di drakkar, guerrieri urlanti, epiche battaglie e terre ghiacciate. Beh, no, direi proprio di no. Perché davanti ai Vichinghi ci si trova, sì, ma per cinque o sei pagine scarse. La remota isola di Iona con la sua abbazia è stata la location solo del suo primo salto nel tempo – successivamente si troverà, nell’ordine: in Francia, First World War; Egitto dei Faraoni, 3200 a.C. circa; Bruges, Belgio, nel 1429 – quindi, capite bene, non si tratta solo di Vichinghi. Anzi, hanno davvero un ruolo marginale.
D) … Messa così, pare che Sam faccia tutto un tirone con il suo “viaggio” (viaggI), mentre, invece, riesce anche a tornare nel presente e poi ripartire di sua spontanea volontà. E prima della fine, torna ancora una volta a casa.
Quindi, non fidatevi della quarta di copertina.
Piuttosto, fidatevi di ciò che sto per dirvi.

Questo storia – questa saga, perché è una trilogia chiamata Il Libro del Tempo – per quel che mi riguarda, ha colto l’essenza del time travel. Mi spiego meglio: i viaggi nel tempo abbondano – ci sono quattro epoche differenti solo nel primo – e tutta la trama è strutturata di modo che l’intera faccenda possa essere dipanata e risolta solo incastrando i vari tasselli del puzzle, dispersi fra le varie epoche. Ovvero, la storia si sviluppa pienamente all’interno di un arco temporale immenso (Nonostante questo, tutti i libri sono abbastanza smilzi, eh X°D).
In quest’universo, per i viaggi del tempo, vigono due regole abbastanza interessanti.
Primo: si può cambiare il passato e, con esso, il futuro.
In parole povere: di solito, nelle storie che trattano di viaggi nel tempo, è spesso riconosciuta la teoria del “Posso tornare nel passato e fare quello che voglio, tanto ci sono già stato, dunque tutte le possibili conseguenze sono già accadute.”. (Esempi di questo sono il terzo libro di Harry Potter, o il sesto di Artemis Fowl, dove i personaggi agiscono praticamente in piena libertà…)
Per quanto, effettivamente, mi sembri la teoria più logica e quella in cui credo anche io, c’è da dire che è anche la teoria più, semplicemente, comoda X°°D. In un sacco di casi, si trova a diventare la scusa per far muovere i pg in altre epoche senza troppi riguardi, tanto tutti i casini sono GIA’ stati fatti, ma chissenefrega!
Ecco, invece, qui, la questione è un po’ più complicata. L’antagonista principale, infatti, ha avuto modo di sfruttare questa peculiarità parecchie volte, per rivoltare il passato a proprio vantaggio e, sul finale, è proprio la caratteristica che permette a Samuel di rimettere a posto ogni cosa. (Anche se ci sono alcune cose in merito che mi fanno, come dire, pensare… ne parleremo nella recensione al terzo libro, Il cerchio d’oro).
Seconda regola: non ci si può trovare faccia a faccia col proprio alter-ego del passato, a meno che il suddetto non si trovi in uno stato di coscienza alterato o in un “sonno magico”. Perché la stessa anima non può trovarsi contemporaneamente nello stesso posto e tempo: se accadesse, il corpo imploderebbe.
Il che implica che tornare indietro o andare avanti durante l’arco della PROPRIA vita è un po’ rischioso… U.U
A mio parere, queste due regole rendono i viaggi nel tempo ancora più pericolosi/particolari.
Premesso questo, che dire della trama? Beh, è difficile parlare della trama solo del PRIMO libro – perché no, non è autoconclusivo e la trama, ovviamente, coprendo come ho detto sopra un arco temporale molto vasto affrontato dal nostro protagonista nel corso dei tre libri, è difficile da descrivere… – parlando solo di questo libro nello specifico, pur nel suo ruolo di “presentazione/iniziazione ai viaggi nel tempo” direi che è stato un ottimo inizio (dopotutto, se mi ha spinta a voler leggere pure il secondo… *ed innamorarmi definitivamente della saga…*)
Il padre di Samuel, Allan, è scomparso nel nulla da dieci giorni. Non è nuovo a questo tipo di fughe, ma mai protratte così a lungo. E, soprattutto, questo “decimo giorno” è pure il compleanno di Sam. Insomma, non si può sparire così prima di un compleanno… U.U E mentre il ragazzuolo dà un’occhiata nella loro libreria/casa per vedere se il padre ha lasciato indizi – la ricevuta di un’agenzia di viaggi, depliant, cose del genere… – finisce nello scantinato. Dopo essersi reso conto che qualcosa non quadra – dall’ultima volta che c’era stato, lo scantinato sembra più piccino – si accorge che il padre ha “tramezzato” la stanza con un pannello in cartongesso, celando così una parte. E dietro questo “passaggio segreto” (i passaggi segreti del 21° secolo lasciano un po’ a desiderare, diciamocelo. X°D Almeno ci rifacciamo con la sorpresa dietro!) Sam si trova davanti prima un libro rosso piuttosto rovinato (che parla di Crimini e castighi sotto il regno di Vlad Tepes. Casualmente, la sua attenzione non si è soffermata troppo sul simpatico volume…) e poi quella. Lei. La cosa alla quale è dedicato perfino il titolo del primo libro. Il distributore di noccioline preistorico, il Sole, il “razzo” per viaggiare nel tempo: la pietra scolpita! (Così ribattezzata personalmente da Samuel. Ha gusto per i nomi, il ragazzo).
“Giocando” con la pietra scolpita, accidentalmente, Samuel la mette pure in funzione – se voi trovaste una moneta bucata e vedeste a pochi centimetri una cerchio della sua esatta misura, li fareste combaciare quasi per riflesso involontario, no? Io sì. Ma anche volontariamente. Anche tanto per il gusto di “riempire” il buco… U.U Ebbene, Sam ha avuto la stessa brillante idea – e così si ritrova catapultato in una simpatica isoletta fangosa, i suoi vestiti sostituiti da una specie di camicione bianco e un’incontenibile voglia di vomitare. E questo è solo l’inizio…
I primi due viaggi nel tempo – questo nella suddetta “isoletta fangosa” (Iona & relativa Abbazia, 800 ca.) e a Fleury, località estremamente contesa fra tedeschi e francesi durante la Prima Guerra Mondiale – non hanno alcuna relazione con la trama vera e propria; servono, più che altro, per far capire a Sam (e al lettore), la meccanica dei viaggi nel tempo, o almeno il minimo indispensabile. Mantenendo comunque un alone di credibilità: dato che Sam stava, praticamente, viaggiando alla cieca, era un po’ improbabile che al primo o al secondo colpo, per puro caso, toh, guarda, finisse proprio in un posto collegato con lui e con suo padre.
Il meccanismo della pietra scolpita è il seguente: sulla pietra – che può essere una pietra qualsiasi e in qualsiasi luogo – v’è l’incisione di un sole da cui si dipartono sei lunghi raggi verso il basso. Alla base, una piccola cavità rettangolare, della larghezza e spessore di una mano. Per far funzionare la pietra, occorre una moneta bucata: applicandola sul sole inciso, la pietra si attiverà, e lancerà il viaggiatore nel tempo. Bada bene: la moneta utilizzata non viaggia insieme a te, ma rimane nell’epoca da cui si sta partendo. Altresì, perché l’altra pietra, quella davanti alla quale si arriva – perché di pietre ce ne sono tante, e andando a caso è praticamente impossibile ritrovarsi davanti alla stessa pietra in un’altra epoca – funzioni, è necessario che in quel momento una moneta bucata sia vicino alla suddetta pietra, altrimenti la magia non funziona. Questo garantisce sempre che, in qualsiasi epoca si “atterri”, si possa ripartire, perché almeno una moneta bucata dovrebbe trovarsi in ragionevole vicinanza. Si può atterrare in un’epoca qualsiasi e in un posto qualsiasi, quindi, basta che abbia vicino in quel momento uno dei nostri gettoni magici. Questo, almeno, quando si parte con una sola moneta… U.U
Non si può viaggiare nel tempo con addosso tessuti moderni: infatti, quando Sam utilizza la pietra per la prima volta, i suoi vestiti rimangono nello scantinato, mentre lui si trova addosso una specie di camicia Mica Tanto Carina… X°D Dopo, per risolvere il problema, comincerà a viaggiare con dei completi creati in fibbra naturale. ^^ Ovviamente, così come non ci si può portare i vestiti, non si possono portare neanche oggetti. L’unico modo per trasportare le cose da un’epoca all’altra è inserirle nella cavità alla base della pietra.
Per la lingua, chi viaggia nel tempo viene munito di “traduttore automatico”. Ergo, parla (e capisce) la lingua del posto. Di contro, non capisce più la propria – sì, è capitato che Sam sentisse qualcosa in inglese e non la capisse X°D; la faccenda ha dei limiti, però: non permette di leggere gli ideogrammi. O almeno, non si sa bene perché, non permette di leggere i geroglifici nel primo libro ma gli ideogrammi cinesi nel terzo sì. Credo che sia un piccolo buco di trama – o forse si intende che sfruttando sempre più spesso la pietra Sam accresca il suo potere di “viaggiatore” e riesca a tradurre anche gli ideogrammi? Bah, quando rileggerò il terzo vedremo.
Ecco, questo è quanto si evince dal primo libro. Il minimo indispensabile, davvero, perché questo è il meccanismo di base, ma durante il resto della storia scopriranno come funziona veramente la pietra, le possibili scappatoie e perfino la sua origine (una graziosa leggenda egizia, NATURALMENTE…. *__*v). In realtà, a leggere solo il primo si potrebbe vagamente capire – e CREDO fosse quello che pensava anche Samuel – che di pietra scolpita ce ne sia solo una per ogni epoca in un posto diverso, e che fosse la pietra stessa a fare tutto. Invece, nei libri successivi, si scoprirà che di pietre scolpite ce ne sono un botto, ed è la moneta – o meglio le monete – la parte fondamentale, quella che decreta data E luogo di arrivo. Più un certo Cerchio d’oro.
Samuel Faulkner, come si sarà già evinto, è il protagonista. Mentre nel secondo e nel terzo avrà dei co-protagonisti (suo cugina Lili e la sua amata Alicia XD) qui è lui da solo a viaggiare del tempo e colui che il lettore segue per tutta la storia. C’è comunque un ventaglio abbastanza ampio di personaggi, considerando che in tutte le epoche in cui arriva conosce qualcuno – perfino a Fleury durante i bombardamenti, o quando nel terzo va nella tomba dell’imperatore Qin… *LOL*) gente che lo aiuta, gente ostile, gente che parla, gente comune… insomma, le conoscenze che normalmente uno può fare se se ne va a zonzo per città/località qualsiasi a caso! Anche se, comunque, Samuel rimane il personaggio perennemente in scena, Quello A Cui Appartiene Il PoV – mai visto un punto di vista così saldo. Nel primo libro cambia per UNA RIGA E MEZZA – Alcuni degli altri personaggi, a causa delle “ragionevoli questioni temporali”, non si sono potuti approfondire molto. Ma, secondo me, in maniera del tutto giustificata: nel viaggio a Iona e Fleury, come già detto, non c’era nulla di legato alla trama, né al lettore né a Sam fregava niente di approfondire la conoscenza di frate Ranald o del caporale Chartrel – per quando anche qua in mezzo ci fossero alcune persone gentili e simpatiche, non avrebbero avuto alcuna utilità ai fini di trama – per non parlare del ritmo stesso della narrazione che incalzava. Iona era stata appena attaccata dai Vichinghi, Samuel doveva fuggire subito – ed era lì da appena due giorni -, mentre Fleury, ovviamente, essendo in piena Prima Guerra Mondiale, era devastata da un continuo bombardamento. Come dire, non esattamente la situazione ideale per fare nuove conoscenze. In Egitto, invece, Sam passa più tempo, e ha modo di conoscere molta gente. L’abile cesellatore Péneb che, credendolo un servo in fuga delle angarie dei maestri e sentendoglisi vicino “spiritualmente”, presumo – in pratica nel suo villaggio (Set Maat) lavoravano solo gli operai delle tombe reali, ma non venivano retribuiti da tempo e la miseria cominciava a farsi sentire – lo accoglie ben volentieri in casa insieme a sua moglie, Nout, e i figlioletti Didou e Biatou. Sia di Péneb che di Nout si sa che sono brave persone, gentili ed oneste. Gente relativamente “semplice”: Sam non ci stabilisce chissà quale rapporto – c’è da dire che sono anche due adulti e lui ha solo quattordici anni, non penso che gli interessasse nemmeno troppo – ma ci mostra come sono di carattere – anzi, Nout, pur non essendo arrogante, appare anche abbastanza decisa e sicura di sé, in maniera molto implicita mostra perfettamente che in Egitto vigeva parità di diritti fra uomini e donne XD. E a Bruges, l’ultimo viaggio della prima storia, abbiamo modo di conoscere bene Baltus e Yser; specialmente di Baltus, per quanto non appaia moltissimo, potremmo tratteggiare un quadro chiarissimo (è vanaglorioso, poco perspicace e anche un po’ borioso – specialmente quando si tratta di pittura, il suo campo – ma è anche una persona molto generosa e disponibile… a me sta simpatico. X°D). Per i personaggi del presente, che dire, i nonni sono un amore, la zia Evelyn è da mandare al rogo – fortuna che si riprende nel terzo libro XD almeno si capisce anche PERCHE’ è così psicotica – Rudolf… ehm… è discutibile *cough cough* (Se, lettore, vuoi proprio rovinarti la sorpresa e sei assolutamente deciso a farlo, ti dirò qual è il ruolo di Rudolf. E’ l’antagonista principale della trilogia. Beh, come kattiwo non è così discutibile, si comporta benissimo ù__ù”’) e il cambiamento di Lili – o forse semplicemente il fatto che lei e il cugino decidano di conoscersi meglio, anziché fare guerriglia – è davvero una bella scoperta. ^^
L’Egitto è la parte in cui la trama vera e propria comincia a muoversi, quella dove Sam scopre che la pietra scolpita ha origini egiziesi – ovvio… <3 – e dove viene a sapere per la prima volta della figura che ci seguirà per i prossimi tre libri, il sacerdote Setni. E sempre qui, scopre uno dei “trucchi” dell’utilizzo della pietra: siccome quando si viaggia con una sola moneta si viene sballottati nel tempo praticamente a caso, uno potrebbe continuare a saltare da un’epoca all’altra senza mai riuscire a tornare nel proprio presente. Beh, Ahmosi, il figlio di Setni, gli svela il segreto: basta che una persona del tuo presente pensi intensamente a te, e sarà lei stessa a guidarti lungo i sentieri del tempo. Dopo tutta quella sequela di viaggi, Sam riesce a tornare a casa. Sua cugina pensava a lui. ^^
Penso che questo potere – perché, più avanti, si scoprirà che proprio di potere si tratta, legato alla pietra scolpita e che si eredita di madre in figlia – sia una cosa… fottutamente kawaii.
Il fatto che sia l’amore di una persona cara ad aiutarti a tornare indietro è una cosa dolcissima, trovo. A proposito di cose fottutamente kawaii (?)! Un’altra faccenducola che ho trovato adorabile è che Sam, nel suo quarto viaggio del tempo a Bruges nel 1429, incontri Yser e Friedrich… ovvero gli antenati di Alicia, la ragazza di cui è cotto sin da bambino. E li aiuta pure a stare insieme, a modo suo – beh, diciamo che aiutando loro ha aiutato se stesso a tornarsene a casa, quindi NON è così sdolcinata come può sembrare, la questione – comunque stabilisce fra lui e lei un legame al di là del tempo e dello spazio… e personalmente, la vedo come una cosa molto…
Bene, non c’è rimasto poi tanto da dire. Vediamo di spendere qualche parola per stile e narrazione.
Dunque. Lo stile è un po’ “particolare”. Mi spiego: sembra il risultato di una curiosa mescolanza di raccontato e mostrato. E’ molto “introspettivo”, ecco. Tutto, al cento per cento, è raccontato dal Point of View di Sam, ma come se lo stesse raccontando lui a parole, o come se stesse personalmente scrivendo il libro mantendosi in terza persona. Ne risulta che in certe scene le descrizioni nei minimi particolari abbondano, mentre alcune azioni o cose vengono inquadrate in maniera sommaria. A mio parere non è neanche così strano: se in sostanza il pov consiste nel raccontare la storia come il personaggio stesso la racconterebbe – tenendo fede anche al suo tipo di lessico e conoscenze – c’è anche da dire che un essere umano NON nota tutto, ci sono alcune cose a cui presta più attenzione di altre, quindi mi viene anche logico pensare che, se mi metto a descrivere una cosa come l’ho vista io, alcune cose te le potrei mostrare perché le conosco come le mie tasche, altre me le ricordo vagamente perché non ci ho fatto caso. E’ una faccenda un po’ controversa… ù__ù In compenso, però, a favore dello stile “introspettivo”, c’è da dire che Samuel commenta e riflette praticamente su ogni cosa, facendo ogni tanto delle uscite sublimi. X°D Quindi la narrazione, alla fine, è molto “intima” e piacevole, ma anche briosa e con pezzi decisamente comici. (Tipo quando Friedrich fa fuori un tizio brutto&kattiwo con una padellata sulla nuca e Sam se n’esce “gioco, partita, incontro!” X°D).
Bene, a questo punto, mi sembra anche il caso di mostrarvi qualcosina. Seguono perciò estratti del testo.

Mentre Sam faceva ciondolare la lampada intorno alla pietra, il suo sguardo fu attirato da una rondella di metallo che brillava qualche centimetro più in là. La prese, la girò e rigirò sul palmo: una moneta sporca con un buco in mezzo, un disegno di linee intrecciate e segni che facevano pensare alla scrittura araba. Ma di quale paese esattamente, mistero… In ogni caso, non sembrava molto antica né molto preziosa. Forse il cosiddetto totem era semplicemente il gioco caratteristico di qualche contrada lontana? Si lanciava una moneta che doveva cadere nella cavità principale – cosa che valeva poco – o in un raggio del sole – che valeva di più. Esaltante, no?
Ma quando provò a farla scivolare in una scanalatura piuttosto che in un’altra, non ci riuscì: non rimaneva nel solco e ruzzolava via. Per esclusione, l’unico posto in cui avrebbe potuto funzionare… Senza crederci troppo, mise la moneta al centro del sole: si incastrò perfettamente, come calamitata da una forza invisibile.
« Bene » si disse, « un passo avanti. »
Fu allora che avvertì un ronzio. Incollò l’orecchio alla pietra: emetteva una specie di vibrazione, molto regolare e lontana… Eppure, gli sembrava che non fosse più completamente fredda. La sua immaginazione, probabilmente. Eppure… sì, sprigionava qualcosa. Calore… e una sorta di magnetismo. Ebbe persino l’impressione che il pavimento intorno a lui si mettesse a vibrare e che sarebbe bastato appoggiare le dita sull’ovale tiepido della pietra per sentirne la strana palpitazione. Allungò la mano…
L’ultima cosa di cui si rese conto fu un bruciore terribile che gli percorreva il braccio e gli infiammava il corpo.”
– Samuel alla scoperta della pietra scolpita (Ecco cosa succede ad infilare monete in buchi a caso… *Mi sa che andrò a cercare una moneta bucata.*)

Per la prima volta da quando “viaggiava” Samuel si trovò a fare i conti con la sua coscienza. Doveva confessare a Baltus il segreto di Van Eyck? Non rischiava di cambiare il corso della storia? C’erano molti film in cui il solo fatto di modificare un piccolo dettaglio del passato aveva conseguenze incalcolabili sul futuro. Era questo il caso? Samuel esitò… Certo, sarebbe stato tutto diverso se Baltus avesse vissuto prima di Van Eyck. Rivelargli i metodi del grande pittore quando egli stesso non lo aveva ancora inventati sarebbe stato un errore madornale. Ma Baltus e Van Eyck vivevano nella stessa epoca, abitavano nella stessa città… Inoltre, Baltus si era mostrato molto generoso nei confronti di Sam: aiutarlo nelle sue ricerche era un modo di ringraziarlo. Ma bisognava farlo con diplomazia…
« Ha provato l’essenza di trementina? »
Baltus rimase interdetto.
« La che? »
« L’essenza di trementina. »
« Vuole dire la trementina di Venezia? »
« Eh, sì. Mio… mio nonno diceva l’essenza di trementina. »
« Cosa c’entra suo nonno? »
Anche Sam se lo stava domandando.
« Eh… Dipingeva un po’ anche mio nonno. »
« Suo nonno era un pittore? »
« No, non proprio. Lui… »
Sam notò un vasetto di coccio sul banco in cui erano disposti i pennelli.
« Dipingeva i vasetti. »
« I vasetti? »
« Insomma, dei vasi. Già, dei vasi…. Dipingeva i vasi. »”
– Scambio di battute altamente brillante fra Baltus e Sam, quando Sam cercava di rivelargli discretamente che Van Eyck, per rendere più luminosi e facili da lavorare i colori, ci metteva l’essenza di trementina. E se non sapete chi è Van Eyck, beh, era un pittore fiammingo e le sue opere erano davvero fAighe, per essere del 1400 o giù di lì. Buttateci un occhio.

Colui che riunirà i sette gettoni sarà il maestro del sole. Se riuscirà a far splendere i sei raggi, il suo cuore sarà la chiave del tempo. Conoscerà quindi il calore immortale.
– La profezia di inizio rece per intero. Sì, lo so che dopo questo papiro vi eravate pure scordati che esistesse…

Tra parentesi, non sapete che soddisfazione quando nell’ultimo capitolo Sam partecipa al torneo di judo e mi sono resa conto di conoscere varie parole japponiche utilizzate.
Un libro piacevole, un inizio davvero promettente di una trilogia che, nel corso dei volumi, farà faville. Soprattutto, se siete amanti delle narrazioni molto autoironiche è consigliatissimo. XD E anche per avere del buon time travel…
Penso proprio che le mie due prossime recensioni su questi lidi saranno dedicate agli altri due capitoli di questa trilogia – Le sette monete e Il cerchio d’oro -, già che ci sono me la rileggo per intero che è sempre un piacere… <3
Adesso vi saluto. Bye!

 

La pietra scolpita (Copertina)
La Pietra Scolpita – Il libro del tempo di Guillaume Prévost
Originale in francese.
Edito da La Nuova Frontiera Junior.
(Sul sito risulta tradotto da Veronica Grassi, ma sulla mia copia sono creditato Giovanni Burali d’Arezzo e Sara Tagliacozzo.)